SURREALISMO
Il surrealismo
è un movimento culturale molto diffuso nella cultura del novecento che nasce in
opposizione al Dadaismo. Il movimento ebbe come principale teorico il poeta
André Breton, che fu influenzato dalla lettura de L'interpretazione dei sogni
di Freud, fondatore della psicoanalisi, una delle principali correnti della
moderna psicologia. Ha elaborato una teoria scientifica e filosofica, secondo
la quale l'inconscio esercita influssi determinanti sul comportamento e sul
pensiero umano. Dopo averlo letto Breton arrivò alla conclusione che era
inaccettabile il fatto che il sogno (e l'inconscio) avesse avuto così poco
spazio nella civiltà moderna e pensò quindi di fondare un nuovo movimento
artistico e letterario in cui questi due elementi avessero un ruolo
fondamentale. Nacque così il surrealismo. I surrealisti si avvalevano di
diverse tecniche per far in modo di attivare il loro inconscio, una di queste è
il cadavere squisito, tecnica basata sulla casualità e sulla coralità, che
prevede la collaborazione di più artisti: uno di essi comincia l'operazione
tracciando un disegno, una figura, che deve essere ignorata dagli altri, poi il
foglio deve essere passato a tutti i partecipanti, uno per uno, i quali a loro
volta faranno una figura, e così via. Il surrealismo ha tre tematiche
principali:
ð amore, inteso come fulcro della
vita
ð sogno e follia, considerati i mezzi per
superare la razionalità
L’artista
surrealista rivolge lo sguardo verso l’interno di sé, scoprendo le immagini dei
suoi desideri ma anche delle sue angosce. Il Surrealismo è un gioco di
accostamenti di forme e di ricerca di nuove tecniche che permettono di
costruire passo dopo passo immagini significative. Le direzioni percorse
parallelamente dal movimento surrealista sono due:
ð Quella
seguita da Max Ernst, che si affida al segno automatico e alle tecniche del
colore con cui dà forma alle forze segrete del suo inconscio. Lui utilizza
spesso il collage, il frottage (sfregamento) e la pittura automatica (lasciar
colare la vernice), che permettono al caso di provocare l’ispirazione. Questa
direzione è intrapresa anche da Juan Mirò che con le sue opere ci riporta alla
fresca immediatezza e semplicità dell’infanzia.
ð E
quella seguita da René Magritte e Salvator Dalì che realizzano visioni
suggestive o allucinate, immagini di sogno con accostamenti imprevedibili.
Nelle opere del primo surrealista sono presenti il mistero e la sorpresa.
SALVATOR DALI’
Salvator
Dalì è stato pittore, scultore, scultore, cineasta, designer e fotografo
spagnolo. Nacque a Figueres, Spagna l’11 maggio 1904. Suo fratello era morto
nove mesi prima della sua nascita a causa di una meningite. I genitori
continuavano a ripetere a Salvator che lui era la reincarnazione di suo
fratello, tanto che lui iniziò a crederci. Nel febbraio del 1921 la madre muore
per un tumore al seno, lasciando un vuoto nell’animo di Dalì. Si trasferisce a
Madrid, dove si accosta inizialmente al Cubismo e successivamente al Dadaismo.
Nel 1926 Dalí viene espulso dall'Accademia in cui studiava, poiché afferma che
nessuno in quell'istituto è abbastanza competente per sottoporre ad esame uno
come lui. Sempre in quell'anno visita per la prima volta Parigi, dove incontra
Pablo Picasso, che lui ammira profondamente. Picasso ha già sentito parlare
molto bene di Dalí da Joan Miró. Negli anni successivi, mentre sviluppa un
proprio stile, Dalí realizza diverse opere molto influenzate dall'arte di
Picasso e di Miró. Nel 1929 incontra la sua musa ispiratrice e futura moglie
Gala. Ma il padre non approva il matrimonio e ritiene che la sua vicinanza ai
surrealisti abbia un pessimo effetto sul suo senso morale. Nel 1931 Dalí
dipinge una delle sue opere più famose, La persistenza della memoria,
che presenta la surrealistica immagine di alcuni orologi da taschino diventati
flosci e sul punto di liquefarsi. L'interpretazione comune dell'opera è che gli
orologi che si sciolgono rappresentano il rifiuto del concetto che il tempo sia
qualcosa di rigido o deterministico. Tale idea nell'opera è sostenuta anche da
altre immagini, come l'ampio paesaggio dai confini indefiniti e un altro
orologio, raffigurato mentre viene divorato dagli insetti. Mentre la maggior
parte degli artisti surrealisti tende ad assumere posizioni politiche di
sinistra, Dalí si mantiene ambiguo riguardo quello che considera il giusto
rapporto tra la politica e l'arte. André Breton,
uno dei capofila del surrealismo, lo accusa di difendere il "nuovo"
e l"irrazionale" del "fenomeno Hitler",
ma Dalí respinge queste affermazioni dicendo: "Non sono un seguace di
Hitler né nei fatti né nelle intenzioni". Dalí insiste sul concetto
che il surrealismo può esistere anche in un contesto apolitico e si rifiuta di
condannare esplicitamente il fascismo.
Questo è uno dei fattori che crea dei problemi nei rapporti con i suoi
colleghi. Più tardi, sempre nel 1934, Dalí viene sottoposto a un
"processo" a seguito del quale viene formalmente espulso dal gruppo
dei surrealisti. Come reazione Dalí dice: "Il surrealismo sono io".
Dopo un po’ di anni si ritrasferisce in Catalogna. Nel 1968 disegna il logo dei
famosi Chupa Chups. Nel 1980
la salute di Dalí riceve un colpo durissimo; la moglie Gala, colpita da una
forma lieve di Alzhaimer,
probabilmente gli somministra un pericoloso cocktail di medicinali senza che
gli fossero prescritti, danneggiandogli il sistema nervoso e
provocando la precoce fine delle sue capacità artistiche. All'età di 76 anni
Dalí è ridotto a un relitto e la sua mano destra trema in maniera terribile in
preda a sintomi molto simili a quelli del morbo di Parkinson.
La moglie Gala muore il 10 giugno 1982.
Dopo la morte di Gala Dalí perde la maggior parte della sua voglia di vivere.
Si lascia deliberatamente disidratare,
forse un tentativo di suicidio o
forse un tentativo di porsi in uno stato di animazione sospesa, come ha letto
che possono fare alcuni microorganismi.
Si trasferisce da Figueres al Castello di Púbol,
che aveva comprato per Gala e dove lei era poi morta. Nel 1984,
in circostanze non del tutto chiare, scoppia un incendio nella sua camera da
letto. In ogni caso Dalí viene salvato e ritorna a Figueres. Alcune voci
sostengono che Dalí sia stato forzato dai suoi tutori a firmare delle tele
vuote che in seguito, anche dopo la sua morte, sono state usate per produrre
dei falsi venduti come originali. Il
risultato è che i mercanti d'arte tendono a diffidare delle opere attribuite a
Dalí e risalenti all'ultimo periodo. Muore il 23 Gennaio 1989 a causa di un
attacco di cuore.
LA
PERSISTENZA DELLA MEMORIA
La
luce, come si può notare, è frontale e genera ombre profonde sulla superficie
degli oggetti. I colori, infine, sono accostati in maniera bizzarra nello
schema compositivo dell'opera: notiamo, infatti, la presenza di colori sia
caldi, che freddi, che scuri. Infatti l'idea che i surrealisti vogliono
esprimere è di cancellare tutte le regole fisse che scandiscono la vita di
tutti i giorni come ad esempio le regole del tempo scandite dall'orologio: ore
di 60 minuti, minuti di 60 secondi... mentre in questo dipinto gli orologi
simboleggiano il tempo della memoria e per questo hanno una forma poco
definita, quasi sembrano fluidi, per dimostrare l'opposto delle ferree regole
del tempo, ossia l'elasticità del tempo della memoria. Non ricordiamo alcune
cose fatte poco tempo fa, mentre ricordiamo fatti remoti come se fossero
accaduti il giorno prima. L’artista descrive la genesi di questo
dipinto inizialmente intitolato “Orologi molli” che rappresenta, in un certo
senso, la storia della personalità di Dalí in eterno contrasto tra la dura
scorza esterna del proprio ruolo pubblico e sociale e la sensibile “mollezza”
della propria fragile interiorità. Questi
tre orologi sul punto di sciogliersi al sole - mentre un quarto, ancora chiuso
nel suo coperchio dorato, è assaltato da un cumulo di formiche brulicanti -
rappresentano l’aspetto psicologico del tempo, il cui trascorrere, nella
soggettiva percezione umana, assume una velocità e una connotazione diversa,
interna, che segue solo la logica dello stato d’animo e del ricordo. il
simbolo caratteristico degli "orologi molli" apparso per la prima
volta in La persistenza della memoria si riferisce alla teoria di Einstein
che il tempo è relativo e
non qualcosa di fisso.
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